mercoledì 19 maggio 2010

La zia Lina

Questa storia non nasce da un cammino, ma da tutti quelli che ho fatto fino ad oggi. Sono le cinque del mattino e mi sono alzata con la voglia di scrivere qualcosa su una persona che ho amato molto:la zia Lina.
Lei abitava a Livorno, e il lunedì quando la nostra pasticceria era chiusa andavamo spesso a trovarla.
Bella, con gli occhi scuri e i capelli grigi come la nonna, molto distinta e amante della lettura. Bravissima a cucinare.
Portava al collo una catenina di oro bianco un po’ lunga con una perla. Vestita di rosa al matrimonio di mia sorella, con un colore che solo alcune donne possono portare. Due giri al collo di una collana di granati. Perfetta.
Quando ero piccola il sabato mi portava con lei e lo zio nella casa di campagna di Libbiano.
Leggevamo e parlava con me come se fossi grande. Aveva una scatola di latta come quella che ho spedito ad Angiolo, piena di biscotti buoni quadrati e rotondi….ed io ne cercavo sempre un tipo con lo zuccherino sopra…tipo il biscotto Doria con il buco.
Erano buoni con il latte.
Cavoli sono arrabbiata….sono le cinque di mattina e sono qui sul divano e mi metto a piangere.
Mi manca. Perché stamani ci penso.
Ieri sera il programma non era questo, volevo dormire fino alle sette e trenta e poi accompagnare Tommaso a Pontedera che entra a scuola un’ora più tardi.
Ma ieri sera non ho cenato e la pancia ha mugolato tutta la notte, ed allora quel movimento di contrazione dello stomaco che faccio ogni tanto mi ha fatto venire in mente lei, perché mia madre dice che in questo le somiglio, anche quando parlo e muovo le mani. Sarebbe contenta di sapere che ho ripreso a scrivere. Ogni volta che veniva a Peccioli mi portava un libro, solo una volta mi ha regalato una bambola di cencio con le gambe lunghe ed un borsellino fatto a coccinella.
Li vorrei stringere come stringo il maglione blu.
L’ultima volta che l’ho vista è stato dopo un mese dal matrimonio di Lida.
Arrivò a casa di sabato, io ero da sola, avevo un vestito rosso a quadrettini…faceva molto caldo e lo tenevo sbottonato sul retro aperto sulla schiena…fino allo slip del costume….stavo per partire per l’Argentario.
Aveva portato i calamari freschi. Ci mettemmo a pulirli…mi aveva regalato un libro di Italo Calvino:Il sentiero dei nidi di ragno…che però avevo già letto.
Mi disse che me lo avrebbe cambiato.
Era triste, profondamente.
………..
La settimana dopo ero al mare a Castiglioncello, il primo giorno di vacanza, tutti insieme per un mese…in pasticceria c’erano i lavori di restauro.
Ci cercarono…oddio…la zia era morta.
Ma come, era partita per andare in vacanza con il treno…ci doveva essere un errore…dove?
Era i 2 agosto e lei era seduta in sala d’aspetto .....andava a Brunico.
Chissà se aveva il vestito bianco, sicuramente faceva le parole crociate, stanca ed annoiata.
Disintegrata nel corpo, il mio babbo la cercava tra tutti i morti ma non la trovava….non era lì, era meglio non vederla.
Il ricordo è amaro.
Vorrei averla qui e dirle nell’orecchio una cosa…quella cosa
Ho messo una sua foto al cimitero accanto a quella della nonna Amneris…la foto del vestito rosa.
Anche se non è lì…io so che invece è proprio lì tra quelle braccia.
Mi sono ricordata proprio ora che ho uno scialle di lana che ha fatto lei…torno a letto e mi ci avvolgo…….

1 commento:

marzia ha detto...

Lina è un nome a me caro. Con tanta storia tra le lettere. Si capisce che lo è anche per te!
Come al solito i tuoi racconti brevi assomigliano a dei ritratti di famiglia, di quelli che si appendono alle pareti per non dimenticare, ma anche per suggerire a chi li vede per la prima volta il carico di emozioni che c'è dietro ad ogni rapporto mano.
Un abbraccio
Marzia